Dalla prima lampada creata per sé fino alle sale del Quirinale, passando per la progettazione di interni su misura e gli hotel, nel segno del made in Italy
«Nel 1982 la Logo Lamp fa la sua comparsa nell’ufficio di Giorgio Armani in via Durini, a Milano. È il primo prodotto per la casa disegnato da Giorgio Armani e l’inizio di un’avventura nel mondo del design che si sviluppa per cerchi concentrici. Nel 2000, l’apertura del primo flagship store Armani/Casa , in via Manzoni 31 a Milano, che già nel 2001 viene seguito da quelli di Parigi (completamente rinnovato l’anno scorso), New York e Los Angeles e oggi conta una rete di boutique nelle principali città del mondo. Nel 2004, il lancio dell’Interior Design Studio di Armani/ Casa, per rispondere alle richieste di chi vuole ridisegnare i propri ambienti e non solo nel segno di quell’essenzialità lussuosa senza tempo e sempre perfettamente a tempo, che è la cifra stilistica dello stilista. Il suo prosieguo naturale è il nuovo servizio At Your Home, disponibile anche online, con il quale si può ripensare negli arredi e nella decorazione anche una sola stanza della casa, che per Giorgio Armani è da sempre «un’estensione del nostro essere e dei nostri sentimenti». Poi le partnership con aziende italiane leader nei propri settori come Dada del Gruppo Molteni, Rubelli, Roca, Jannelli & Volpi, per la realizzazione di sistemi cucine, rivestimenti e tessuti d’arredo che potessero riflettere nelle linee, nei materiali e nelle performance «un approccio estetico, il mio, che è essenziale, puro, fatto di materie eccellenti e rarefazione. Non lo si può identificare come immediatamente italiano, perché sono molti i richiami – sempre accennati e filtrati – ad altre culture. Ma è totalmente e orgogliosamente italiana la cura del dettaglio, del particolare; la qualità manuale della fattura. Abbiamo artigiani insuperabili, che mai dicono di no e che realizzano ogni idea. È questa l’italianità che sento il dovere di preservare nel mondo globale. E mi impegno a farlo continuamente», spiega Giorgio Armani.
Giorgio Armani con una gigantografia della Logo Lamp, da lui disegnata nel 1982. È l’oggetto che dà avvio all’esplorazione del mondo dell’abitare dello stilista.
Questo portato trova casa, dal 2010, nell’Armani Hotel di Dubai, seguito l’anno dopo da quello di Milano e dai tanti complessi residenziali che, da Tel Aviv a Mumbai, fino all’ultimo inaugurato a Miami, portano il segno di un’unica impronta creativa, rispettosa, curiosa, dialogante con un contesto storico e ambientale ogni volta diverso. Lo scorso dicembre, l’annuncio dell’ingresso di alcuni pezzi della collezione al Quirinale come parte del progetto Quirinale Contemporaneo, che mira ad arricchire la residenza presidenziale con opere d’arte, arredi e oggetti di design contemporanei rappresentativi del nostro patrimonio creativo e produttivo. Così, nella sala da pranzo nel Belvedere al Torrino, dove avvengono gli incontri istituzionali più riservati, è oggi presente un grande tappeto in seta con effetto tridimensionale e due tessuti della collezione Exclusive Textiles sono stati utilizzati per rivestire altre sedute del Palazzo. Dalla prima lampada disegnata per sé fino all’ingresso nella Casa degli Italiani: non tanto un cerchio che si chiude, quanto piuttosto un’espansione radiale.
«Le cose sono molto cambiate in questi decenni. Con il tempo, la mia passione e il mio coinvolgimento sono progressivamente aumentati in quanto il progetto si è fatto più ampio e complesso», continua lo stilista. «Ho sempre avuto una visione totale e completa dello stile e ho accarezzato l’idea di ampliare la mia estetica. Ci sono voluti, però, molti anni prima di poter offrire una vera e propria collezione di decorazione di interni, in quanto non era ancora arrivato il momento giusto e ho preferito aspettare. Oggi, a 21 anni dal lancio della prima collezione, guardo ancora ad Armani/Casa come ad una meravigliosa opportunità. Un ambiente nel quale posso a pieno sperimentare e creare oggetti e ambientazioni che riflettono la mia personale filosofia ed estetica».
In questi anni lo stile di vita è stato influenzato da ritmi sempre più veloci e dalla presenza massiccia della tecnologia, conclude Giorgio Armani. «Viviamo in un mondo iper-connesso e questo si riflette nelle nostre abitudini e condiziona i nostri bisogni. L’abitazione oggi, rispetto al passato, è un luogo attrezzato in cui poter svolgere anche la propria attività lavorativa. Il design segue questo cambiamento e mi aspetto che nel futuro sarà spinto a rispondere alle nuove esigenze con razionalità e con un dinamismo creativo sostenibile». Sarà interessante seguire nei prossimi mesi, con l’avvio del Salone del Mobile 2021, la risposta targata Armani a un concetto di abitare in completa ridefinizione. Una sfida che proietta nel futuro.