L’architetto: “Sarà un ponte bello. Semplice, ma non banale. Un ponte di acciaio, sicuro e durevole”
GENOVA – E adesso guardare avanti. Questo è l’imperativo di Genova. Ad agosto il dolore per le 43 vittime, indicibile. Ieri l’impatto per il crollo del Ponte, scioccante. Ma se il Morandi ormai non c’è più, lasciando un’immagine all’improvviso mutata della Val Polcevera, gran parte del futuro è consegnata (anche) al progetto che verrà. Alla linea sottile e architettonicamente leggera disegnata (e regalata) da Renzo Piano alla sua città d’origine. Il “Ponte per Genova”. Questo per ora il nome, fino a quando non ne verrà dato un altro. E se i dettagli via via prendono forma, è già certo che di notte il nuovo Ponte si illuminerà. Come fa, quasi dalla parte opposta, la Lanterna, antico simbolo di Genova, in un gioco di rimandi tutt’altro che casuale.
Ponte Morandi demolito: l’esplosione al rallentatore
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Mille anni e ancora. Tanto dovrà durare, nelle intenzioni, la struttura. E mille e 102 metri la lunghezza. L’architetto genovese l’ha immaginato come un nastro leggero, ma in acciaio, fasciato da 43 vele di luce, ciascuna pensata per ognuna delle vittime. Non ci saranno stralli, né tiranti. Solo una struttura fine, caratterizzata da una striscia di asfalto (4 le corsie più 2 di emergenza), tenuta su da pilastri che rimandano alla prua di una nave. Il colore? Bianco. Pannelli solari capaci di giorno di catturare energia da rilasciare poi di notte. Una sequenza che si illuminerà come una specie di faro. E che, rispettando il carattere riservato e essenziale dei liguri – il Ponte continuerà a collegare la parte est a quella ovest della città, e di qui l’aeroporto e la Francia – godrà di una linearità sobria.
La costruzione, in realtà, è già partita. Subito dopo l’esplosione è stata consegnata la prima trave, arrivata dagli stabilimenti di Fincantieri a Castellammare di Stabia. E con la prima gettata di cemento, avvenuta martedì, di una delle 18 strutture che sosterranno la struttura, la città ha iniziato a vedere un tassello della linea che collegherà le due parti di Genova, rimaste separate in modo drammatico.
Molti sono ancora gli accorgimenti da adottare, e le sezioni da cambiare. Raggi di curvatura, sicurezza, carattere idraulico dell’opera. Sono le prime perplessità sollevate nei pareri del Consiglio superiore dei lavori pubblici sul progetto iniziale firmato da Piano, e affidato a una cordata di aziende unite nella società “PerGenova”, formata da Salini Impregilo, Fincantieri e Italferr. Il tempo corre e non è moltissimo. Consegna prevista: dicembre 2019. Percorribilità: dal 15 aprile 2020. Costo: 220-230 milioni di euro.
Con un progetto aggiuntivo: il “Parco del Mare”, teso a riqualificare l’ambiente della zona. Un’area verde, giochi per bambini, un percorso volto a mostrare le caratteristiche marittime, un luogo tutto da costruire nella parte sottostante e prospiciente il nuovo viadotto. C’è un concorso internazionale in atto, organizzato dall’assessorato all’Urbanistica.
Promette l’Architetto: “Sarà un ponte bello. Bello com’è intesa la bellezza a Genova. Un ponte molto genovese. Semplice, ma non banale. Un ponte di acciaio, sicuro e durevole”. Simbolo di una rinascita forte della città, soprattutto.